Il mio parto

Il primo figlio ritarda sempre..se non è metà febbraio non nascerà, vedrai. Questo era quello che pensavano tutti…tranne me, che ero super convinta che Francesco sarebbe nato prima del termine. Anzi, vi dirò che una volta entrata nel nono mese ho tirato un bel sospiro di sollievo, perchè quella sensazione io me la portavo avanti da un bel po’ di mesi..e se, al nono mese il pensiero di partorire in anticipo era ormai quasi un pensiero felice, nei mesi precedenti era terrore allo stato puro.

Comunque sia è giunto il momento di raccontarvi del mio parto. Il mio improvviso e velocissimo parto.

La sera del 23 gennaio, mentre ero a letto,ebbi una forte contrazione, tanto forte da farmi scendere le lacrime, ma non le diedi tanto peso perché erano ormai una decina di giorni che puntualmente di sera avevo qualche contrazione, soprattutto quando mi sdraiavo. Dopo questa contrazione resto un pochino sveglia a guardare l’orologio per controllare che a quella non ne seguissero delle altre, magari ad intervalli regolari. No, dopo quella più niente. Vabbè, meglio così, posso dormire.

La mattina del 24 gennaio, mi sveglio verso le 06.15 (era quello l’orario in cui Francesco mi svegliava con i suoi calcetti poco delicati) e preparo la colazione per me e mio marito. Parliamo un po’ prima che lui uscisse di casa e mi prendeva anche in giro sulla forte contrazione che avevo avuto nel letto la sera prima…”Che fatica tenere gli occhi aperti finché non ti passava quella contrazione!” mi diceva. Lo fulminai solo con lo sguardo, prima di scoppiare in una risata di rassegnazione che voleva dire “sei sempre il solito”. Prima che se ne andasse guardammo il calendario, lo facciamo spesso perché siamo sempre curiosi di scoprire il Santo del giorno, e leggemmo che quel giorno era S. Francesco di Sales. Ah, però.

Se ne va. Io finisco la mia colazione, stendo una lavatrice, lavo le tazze, riassetto un po’ il salotto. La casa era tutta un gioiellino in quei giorni perché io non facevo altro che pulire, un po’ per passare il tempo, un po’ perché era da qualche giorno che la sensazione di dover lasciare casa da un momento all’altro non mi abbandonava.. sesto senso femminile. Inizio a girovagare un po’ sul web e finisco su una pagina di abiti di Carnevale per neonati. Si, perché pensavo che Francesco sarebbe nato a Febbraio e Carnevale quest’anno cadeva il 5 marzo, per cui avremmo dovuto procurarci un vestitino per lui. Tutto ciò ovviamente dopo la sua nascita..ma visto che avevo tempo da perdere, inizio a dare un’occhiata. Ne trovo alcuni tenerissimi, tra cui uno da pavone che mi colpisce..mi fa talmente ridere che lo mando su wats up a mio marito che forse ancora non era nemmeno salito sul treno! Dopo qualche risata con lui sul tema “abito di Carnevale per il nostro bambino non ancora nato”..alle 07.45 già non sapevo più cosa fare.

Le giornate che ormai trascorrevo quasi perennemente in casa erano interminabili e dopo un po’ di faccende domestiche mi sentivo già di nuovo stanca, così pensai, dato che era ancora presto, di tornarmene ancora un po’ a letto. Mi avvicino al letto e stavo giusto per stendermi, quando improvvisamente avverto un forte strappo nella pancia e perdo del liquido. Resto immobile, in piedi. Cerco di capire che cos’è. Forse una contrazione! Ma non era come tutte le altre, quelle dei giorni precedenti.

Rifletto un attimo. Cavolo sono sola e Angelo a quest’ora sarà già sul treno. Però posso chiamare mamma, chiamo lei. La chiamo e le dico che “forse” ho rotto le acque, ma non ne sono sicura, non lo so, non mi si sono mai rotte prima. Boh. Mi disse che sarebbe subito arrivata, anche se poi quel subito durò una buona mezz’ora perché poi le mie sorelle mi hanno raccontato che non mi aveva preso molto sul serio. Fatto ciò chiamo anche mio marito, che mi risponde ridendo convinto che volessi ancora commentare qualche vestito di Carnevale di quelli che gli avevo appena mandato per messaggio. Invece no. Dico anche a lui che “forse” ho rotto le acque, aggiungo anche che però poteva stare sereno perché io stavo bene e gli dico pure che secondo me non era necessario che tornasse, poteva andare tranquillo al lavoro..perché tanto non era nemmeno sicuro che fossero le acque. Ovviamente lui non mi ha ascoltata e meno male, altrimenti si sarebbe perso i primi attimi di vita di suo figlio.

Dopo queste due telefonate, mentre continuavo a girovagare senza sosta  per casa come una balena, un po’ come successe quando mi ritrovai sola con in mano il mio test positivo, pensai di chiamare anche l’ostetrica e di dirlo anche  lei che forse avevo rotto le acque. Ovviamente mi dice di andare subito in ospedale che lei ed il mio dottore quella mattina erano lì. Negli infiniti minuti in cui aspettavo mamma che arrivasse iniziai a pensare “ma quindi se ho rotto le acque, in un modo o nell’altro, il bambino nascerà oggi?!”. Ero euforica e a tratti leggermente spaventata, ma poco. Il parto non mi ha mai fatto paura.

Con tutta calma faccio una doccia calda, mi preparo, prendo la mia valigia, pronta già da due mesi, la cartella con tutte le visite della gravidanza e ok, andiamo. Non dimenticherò mai la scene di quella mattina.. io e mamma che ci dirigiamo a piedi verso l’ospedale, perchè l’ospedale è vicinissimo a casa mia ed io che pensavo “sto andando a partorire!” . Assurdo.

Arriviamo in ospedale, il dottore mi visita e mi dice che si, erano le acque,avevo 1 cm di dilatazione e quello era l’inizio del travaglio. Mi avvisa anche che di lì a poco sarebbero iniziati i dolori, mi dice di mettermi tranquilla che non avrei partorito prima di sera, mi ricovera ed iniziamo con i monitoraggi. Intanto era arrivato anche mio marito, alle 09.30 era già in ospedale. Con l’inizio dei monitoraggi sono iniziate anche le contrazioni..prima sopportabili, le prime ogni 15 min..dopo poco ogni 10…nemmeno un’ora dopo, ogni 5, poi ogni 2 minuti, fortissime. Alle 08.30 ero stata ricoverata e alle 12.00 avevo le contrazioni ogni 5 minuti,  di quelle forti, ma nessuno mi credeva a parte mamma. Continuavano a ripetermi che per il primo figlio il travaglio era lungo, che i dolori non erano “quelli buoni” e che non avrei partorito prima delle 17.00. E io pensavo, con quei dolori così forti come mai avrei potuto arrivare alla sera! Imploravo un altro monitoraggio, affinchè si rendessero conto anche loro dell’intensità dei dolori che avevo, che probabilmente non dimostravo. Verso le 12.30 finalmente mi chiamano per un nuovo monitoraggio e a quel punto l’ostetrica mi da ragione, i dolori sono davvero quelli buoni e la dilatazione nel giro di 4 ore era arrivata a 7 cm. Quei dolori di un’intensità che non saprei raccontare sono durati per un’altra lunghissima ora, di cui ho ricordi molto vaghi e confusi.. solo mamma che mi massaggiava la schiena, Angelo che, più provato di me, mi teneva la mano e una ragazza su un letto accanto al mio che faceva il monitoraggio e mi guardava con aria di compassione, le ostetriche che mi visitavano di continuo. L’ostetrica cerca di darmi forza rassicurandomi e dicendomi che non avrei avvertito dolori più forti di quelli che avevo in quel momento..perchè dolori più forti di quelli non esistono. Magra consolazione, ma almeno ho saputo che non sarebbero arrivate contrazioni più forti di quelle che avevo.

Alle 13.30, all’improvviso, mi sono ritrovata su una sedia a rotelle, trasportata velocemente in sala parto attraverso un corridoio pieno di gente perchè era l’orario di visita. Io che avevo sempre sperato di partorire di notte, quando il reparto era super tranquillo, stavo andando verso la sala parto in un giovedì mattina, 18 giorni prima del termine,  durante l’orario di visita e nel cambio turno. Perfetto proprio.

La sala parto era super affollata, c’erano tre dottori, due ostetriche, due infermiere, un’infermiera del nido che preparava una culletta con copertine celesti e tre tirocinanti che avrebbero assistito al mio parto naturale. Mi veniva da piangere, perchè non sapevo cosa fare, perchè non mi sentivo in grado, perchè era una cosa troppo grande per me, perchè non ero pronta e soprattutto perchè sapevo di non poter scappare da nessuna parte. Dovevo esserci per forza. Dovevo stare lì e fare il mio dovere. Come avrei fatto non lo sapevo..avevo solo i miei dolori lancinanti e lì fuori mamma, mio marito e mia suocera che aspettavano di sentire che il bambino nascesse.

Attimi di panico in cui cerco di respirare come mi suggeriscono i dottori e le ostetriche. Ho pensato di morire, l’ho pensato per davvero e l’ho anche detto. Infatti il mio dottore scherzosamente mi suggerì di non morire proprio in quel momento che stava per nascere mio figlio. Ricordo i suoi gomiti sulla mia pancia, le mie grida disperate, una sensazione stranissima di una parte del mio corpo che si staccava da me e poi….

E poi..il mio bambino, Francesco<3 

Minuscolo, con gli occhi già vispi e i capelli scuri come i miei. E’ nato in 10 minuti, alle 13.40, tanto che quando l’ostetrica ha annunciato la sua nascita al papà e alle nonne sono rimasti senza parole. Mentre sistemavano Francesco io stentavo a credere di avercela fatta, di essere sopravvissuta. Ero scioccata. I dolori non c’erano più e d’un tratto la mia pancia dura ed esplosiva era vuota. E mentre pensavo a tutto questo, con lo sguardo perso nel vuoto, l’ostetrica mi ha detto “Luigia, sei mamma”, ma io non riuscivo nemmeno a risponderle, non avevo parole da dire, perché in certe occasioni… l’emozione non ha voce.

Quanto è straordinaria la vita e quanto siamo forti noi donne.

Thepowerofpink