Post per riflettere <3

Non era il Covid-19, ma era il Virus Sinciziale Respiratorio, quello che ha colpito il mio bambino quasi un anno fa, a soli due mesi di vita.

So bene cosa vuol dire fare fatica a respirare..ricordo bene quel fischio, quegli occhietti che mi chiedevano aiuto, la corsa in ospedale e poi l’ossigeno. L’ossigeno, con quel macchinario che appena l’ho visto mi ha fatto tanta paura, quel macchinario che odiavo perché non potevo stringere forte a me Francesco come avrei voluto e amavo allo stesso tempo perché avrebbe consentito al mio bambino di respirare bene di nuovo, da solo, senza bisogno di aiuti, ammazzando quel virus maledetto che come un’ombra nera aveva improvvisamente oscurato le nostre vite. Tutto questo dopo aver perso solo un mese prima con una polmonite, a seguito di una crisi respiratoria una cara zia di 67 anni, che si, aveva altri problemi, ma senza quella polmonite non sarebbe morta.

Forse è per questo che quando sento che il Corona Virus si sta diffondendo a macchia d’olio mi fa così tanta paura.

L’aneddoto di cui vi facevo cenno che voglio raccontarvi per spingervi a riflettere e ad adeguare i vostri comportamenti alle indicazioni istituzionali se non l’avete ancora fatto riguarda il giorno in cui finalmente a Francesco hanno staccato il macchinario dell’ossigeno perché dopo diversi giorni di valori bassissimi, la sua saturazione era di nuovo buona.

L’ossigeno fu staccato durante il giro visite della mattina, dopo che già nel giorno precedente gli era stato pian piano diminuito.

“Facciamo una prova signora” mi disse la dottoressa “stacchiamo e vediamo come si mantiene oggi la saturazione senza il macchinario”.

Per fortuna la saturazione da quel momento in poi rimase ottima, tra i sorrisi delle dottoresse, delle infermiere che erano state per noi in quei giorni come delle zie e le mie lacrime di gioia. Il macchinario dell’ossigeno, però, quello che all’inizio mi intimoriva così tanto, rimaneva accanto al lettino di Francesco, pronto ad essere riutilizzato in qualsiasi momento qualora ce ne fosse stato bisogno e la sua visione a me metteva un’ enorme tranquillità perché nella mia mente stava a significare “quello di cui mio figlio potrebbe aver bisogno è già qui, accanto a noi”.

Accadde che però quella stessa sera un’infermiera venne a prendere quel macchinario e io chiesi perché lo stessero portando via. Mi risposero che serviva, erano arrivati nuovi ricoveri. Dopo qualche ora di tranquillità ed un piccolo sospiro di sollievo per il miglioramento di Francesco tornai ad essere preoccupata, iniziai a chiedere a mio marito che era stato tirocinante in quel reparto, di quanti di quei macchinari fossero dotati. “Ne avevano due” mi rispose. La mia mente iniziò a viaggiare, a pensare cosa sarebbe mai accaduto se malauguratamente  all’improvviso Francesco  avuto di nuovo bisogno dell’ossigeno. Ricordo l’ansia che saliva, la preoccupazione, la sensazione di impotenza, le possibili soluzioni ad un eventuale problema che non riuscivo a trovare. Mi tranquillizzava solo vedere il mio bambino che stava visibilmente meglio, il saturimetro che segnava 98-100 e la frase che mi ripetevo nella mente “andrà tutto bene”.

E non c’era il Covid-19. E non c’era un’ emergenza sanitaria senza pari come quella che stiamo vivendo.

Quando leggo che le terapie intensive sono piene e che se il numero dei contagi dovesse ancora salire, presto il personale medico si troverà costretto a scegliere chi salvare in base alle aspettative di vita rabbrividisco e ripenso al macchinario dell’ossigeno di Francesco. E ripenso al fischio quando respirava.

E quando vedo la gente che non capisce che rinunciare alle nostre abitudini per qualche settimana può salvare delle vite umane mi viene una rabbia che non vi so descrivere.

Perché l’economia può aspettare, che si riprenderà 100 volte meglio di prima.

Perché tante frivolezze possono aspettare che ne avremo di tempo per pensarci.

Questo è il momento di comportarci da persone serie, di goderci le famiglie, coccolare i nostri bambini, leggere quel libro che sta lì sul comodino da mesi, cucire quel bottone, sperimentare quella ricetta, rivedere le foto, di uscire solo per lo stretto necessario se possiamo (non mi riferisco ovviamente a chi esce ogni mattina per recarsi al lavoro).

So bene di non essere nessuno e di non avere armi per combattere questo male che sta mettendo a dura prova il nostro Paese in questo momento, ma avendo io la possibilità di comunicare virtualmente con un numero non indifferente di persone mi sono sentita in dovere di dare il mio piccolissimo contributo.

Nell’unica speranza di aver fatto riflettere chi per un motivo o per l’altro non l’aveva ancora fatto.

#iorestoacasa

Thepowerofpink

2 Risposte a “Post per riflettere <3”

  1. Purtroppo mai come ora ci rendiamo conto di essere figli dell’egoismo e dell’ignoranza allo stato puro. Scrivo dalla Sardegna, esattamente costa sud/orientale…..luogo di grande villeggiatura, seconde case ecc ecc. in questo periodo siamo vittime dello scellerato esodo che la popolazione del grande Nord ha fatto per rifugiarsi nelle seconde case che possiedono qua da noi. Io umanamente li capisco, la paura fa brutti scherzi e io in primis non so come mi sarei comportata…..l’unica cosa che chiediamo
    noi sardi è quella dell’auto quarantena. A noi non disturba nessuno, anzi siamo ben contenti di essere per voi un’alterna. Vi chiediamo solo di autodenunciarvi alle autorità, effettuare la quarantena prevista è solo allora uscire. Invece sia Villasimius, che Costa Rei piuttosto che Porto Corallo sono invasi di gente che crede di essere nell’isola felice…..lontano dal pericolo.
    E a tutti noi…..RISPETTIAMO LE POCHE REGOLE CHE CI VENGONO PROPOSTE. Come dice qualcuno….ai nostri nonni è stato chiesto di andare in guerra…..a noi solo e semplicemente di stare per un po’ a casa. ❤️

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